Il caso di Messina rapprenta una anomalia nel panorama regionale e nazione dei lavoratori impiegati durante il periodo dell’emergenza Covid. Ma anche la situzione in tutta la Sicilia non è delle migliori. Oltre duemila del comparto tecnico e amministrativo assunti durante la fase più difficile della gestione della pandemia, garantendo servizi ordinari e straordinari delle aziende, contribuendo al miglioramento dell’assistenza al cittadino e lavorando per una sanità pubblica, gratuita e votata all’erogazione di prestazioni di qualità”. Lavoratori che oggi si trovano senza alcuna tutela e senza una occupazione a differenza dei colleghi delle altre province. I segretari regionali siciliani di Nidil Cgil, Felsa Cisl, e UilTemp Sicilia denunciano una situazione nota ormai da tempo.
“Ci troviamo di fronte a una gravissima ingiustizia nei confronti del personale tecnico, lasciato fuori da ogni previsione sia di proroghe che percorsi alternativi per l’internalizzazione dei servizi”. Dichiarano in una nota i sindacalisti che annunciano per lunedì 27 febbraio una manifestazione a palermo davanti alla Regione.
Le parti sociali chiedono la proroga di tutti i contratti in scadenza il 28 febbraio per “garantire la continuità lavorativa e il funzionamento dei servizi nelle aziende sanitarie”; l’integrazione del personale tecnico e professionale all’interno delle procedure di stabilizzazione già previste per il personale sanitario, socio-sanitario e nella prospettiva voluta dal governo nazionale per il personale amministrativo. Ancora chiedono l’impiego del personale assunto per l’emergenza Covid nelle attività ordinarie come previsto dalla direttiva assessoriale del 29 dicembre scorso e il reintegro di tutti i lavoratori di Messina i cui contratti, unico caso al momento in tutta la Sicilia, sono stati risolti prima della naturale scadenza.
