MESSINA. Un salto di qualità di Cosa Nostra che nel tempo è riuscita a sviluppare altre attività pur di continuare a gestire potere e affari. L’operazione Nebrodi che ha portato all’esecuzione di 94 ordinanze di custodie cautelari ed al sequestro di ben 150 aziende ci mostra il volto di una mafia dedita allo sfruttamento delle risorse pubbliche in agricoltura, che sa aggirare “tutti i protocolli di legalità, tutte le misure di indagine e di contrasto”. 1800 le pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Salvatore Mastroeni nella quale si mettono in luce una serie di elementi interessanti sull’evoluzione di Cosa Nostra in Sicilia e sui Nebrodi. E sul ruolo di egemonia assunto dal clan dei tortoriciani. Un’articolata associazione criminale che riusciva ad individuare e rimuovere le microspie. Per telefono solo appuntamenti brevi senza tante indicazioni. Ditte intestate a “gente pulita” per non destare sospetti e drenare risorse pubbliche. Lo ha ribadito il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho.
Una mafia capace di studiare il ‘nemico’, di adattarsi alle circostanze, di individuare le migliori occasioni per arricchirsi e i punti più fragili di attacco, di rigenerarsi”. Una “mafia dei pascoli moderna, che punta sempre di più alla terra, ma non come ritorno alle origini bensì al futuro, perché in base alla quantità di possesso arrivano i finanziamenti”.
E poi, da non sottovalutare, quel legame sempre più radicato con alcuni rappresentanti delle istituzioni, con i colletti bianchi a servizio degli affari dei clan. L’arresto del sindaco di Tortorici è solo un esempio.
Un duro colpo alla criminalità organizzata quello inflitto dalla maxi operazione condotta da Carabinieri e Guardia di Finanza. Con ulteriori sviluppo che potrebbero emergere. Nelle scorse ore è intervenuto il presidente della Regione Nello Musumeci.
«Esprimo vivo apprezzamento alle Forze dell’ordine e alla magistratura per avere impedito in Sicilia una nuova truffa sui Fondi europei. Credo di poter anche interpretare il sentimento di gratitudine di migliaia di onesti agricoltori per i quali le risorse comunitarie costituiscono prezioso ossigeno. Tutti speriamo che, accertati i responsabili, siano inflitte pene esemplari, ancora più dure se si tratta di dipendenti pubblici».