La risposta all’indignazione di fronte alla possibilità che la sentenza con la quale l’ex infermiere Antonio De Pace, accusato del femminicidio di Lorena Quaranta, possa essere rimessa in discussione, è l’adozione di provvedimenti che assicurino davvero alla giustizia chi commette reati gravissimi. Processi da rifare perché alcuni membri della giuria hanno superato i 65 anni al momento della pronuncia della sentenza. Sul caso di Lorena pende un appello verso le sentenze della Corte d’Assise di Messina, richiesta presentata dal legale di De Pace. Mentre è stata già annullata un altra sentenza, quella a 22 anni di carcere per l’untore di Aids che ha volontariamente omesso alla compagna la sua malattia provocando la morte per contagio del virus.
Questioni che vanno affrontate. La senatrice Dafne Musolino ha presentato una interpellanza al Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“Il requisito dell’età, ovvero il limite dei 65 anni di età, doveva ricorrere al momento in cui i giudici popolari assumevano l’incarico e non già al momento precedente, ossia nella fase della loro iscrizione nelle liste di giudici popolari, né in quello successivo, ossia n quello in cui i predetti giudici partecipavano al dibattimento”. Così si esprime la rappresentante di Sud chiama Nord per la quale di fronte a situazioni come quelle esposte non possono esserci interpretazioni arbitrarie o l’applicazione di cavilli.
Ora di angoscia per la famiglia della giovane dottoressa originaria di Favara uccisa a Furci Siculo la notte del 30 marzo del 2020 che potrebbe trovarsi costretta a rivivere un processo su fatti che sono stati già conclamati anche con la confessione dell’uomo che si trova in carcere.