Nel maggio del 2021 l’ex sindaco di Messina De Luca escludeva qualsiasi sproporzionato aumento per la Tari. Negli ultimi anni, però le cose sono andate diversamente. Al momento è soltanto una ipotesi l’incremento delle tariffe intorno al 20%.
Solo il nuovo regolamento comunale, sul quale in queste ore sta lavorando l’assessore al Patrimonio Roberto Cicala, potrà definire la percentuale esatta di un aumento che appare comunque necessario per la gestione dei rifiuti. Il regolamento sarà esitato dalla giunta e poi passerà al vaglio del consiglio comunale. In questi due anni gli incrementi, dati alla mano, sono stati costanti nonostante i buoni risultati raggiunti dalla città di Messina nella raccolta porta a porta e che fanno del capoluogo una isola felice rispetto a realtà come Palermo e Catania. Certo non si può addossare la responsabilità tutta all’amministrazione comunale. Va detto che l’aumento della Tari è conseguenza dell’impennata dei costi per il conferimento della spazzatura in discarica. Costi divenuti proibitivi per i comuni siciliani. La questione sempre la stessa: l’assenza di impianti ed i rifiuti costretti ad andare fuori dall’isola.
Il trasferimento in discarica di una tonnellata di immondizia ad inizio del 2021 costava 125 euro. Oggi servono 438 euro. L’unica discarica in questo momento operativa è quella di Lentini gestita dalla Sicula Trasporti che non può contenere tutti i rifiuti prodotti da gran parte dei comuni della Sicilia orientale. Così da agosto scorso la spazzatura parte per raggiungere l’Olanda. Una emergenza che la politica regionale continua a non trattare. Extra costi che incidono sul servizio e per fortuna, grazie alla differenziata Messina ha diminuito la percentuale di materiale da portare in discarica. partono da Catania. Un servizio che si mantiene tutto con la Tari, cioè con la partecipazione economica dei cittadini. Il piano del Comune potrebbe passare dagli attuali 54 milioni a 64.
